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RIVOLUZIONE DIGITALE O RIVOLUZIONE DELL’IMPRENDITORE?

 

Modena, martedì 23 maggio 2017
ore 17.15-20.30
Dipartimento di Economia “Marco Biagi”, Università di Modena e Reggio Emilia, viale Berengario 51 (Aula 2), Modena.
Segue buffet offerto da Gape Due Spa per il cinquantenario dell’attività

Interventi di

MARCO BONGIOVANNI video dell’intervento
docente del Dipartimento di Economia “Marco Biagi”, Università di Modena e Reggio Emilia; presidente di PRM Società di revisione Srl

ELISABETTA CONTE video dell’intervento
Senior Sales Director, Siemens

ANDREA GATTO video dell’intervento
professore ordinario di Tecnologia meccanica e sistemi di lavorazione, Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari”, Università di Modena e Reggio Emilia

MICHELE GATTI video dell’intervento
presidente di GAPE DUE Spa

LUIGI ENRICO GOLZIO video dell’intervento
professore ordinario di Organizzazione aziendale, Dipartimento di Economia “Marco Biagi”, Università di Modena e Reggio Emilia

MARCO MAIOCCHI video dell’intervento
fisico, informatico, imprenditore, docente di Disegno industriale al Politecnico di Milano

MARCELLO MASI video dell’intervento
presidente di Finmasi Group

PAOLO MOSCATTI video dell’intervento
presidente di TEC Eurolab

ROBERTO RUOZI video dell’intervento
economista, già Rettore dell’Università Bocconi

GIOVANNI SOLINAS video dell’intervento
direttore del Dipartimento di Economia “Marco Biagi”, Università di Modena e Reggio Emilia

ANNA SPADAFORA video dell’intervento
brainworker, direttore dell’Associazione culturale Progetto Emilia Romagna

ARMANDO VERDIGLIONE video dell’intervento
cifrante, scienziato, autore di trentacinque libri fra cui La rivoluzione dell’imprenditore (Spirali, 2017)

GIACOMO VILLANO video dell’intervento
amministratore delegato di M.D. Microdetectors

“Ci troviamo sull’orlo di una rivoluzione tecnologica che modificherà profondamente il nostro modo di vivere, di lavorare e di relazionarci l’uno con l’altro”: con queste parole il presidente Klaus Schwab, nell’ambito del World Economic Forum 2016 (20-24 gennaio, Davos), annunciava l’avvento della “quarta rivoluzione industriale”, Industry 4.0, e aggiungeva che “nella sua scala, nei suoi possibili esiti e nella sua complessità rappresenterà qualcosa che il genere umano non ha mai sperimentato in precedenza”. Nel corso dello stesso 2016, i governi di tutti i paesi del G20, Italia compresa, si sono allineati, mettendo a punto azioni mirate per fare fronte alla rivoluzione digitale. E, come sempre accade quando si affacciano sulla scena nuove tecnologie, subito sono apparsi gli antichi fantasmi di padronanza e di possessione: la rivoluzione digitale servirà a rendere le imprese e i cittadini più liberi e padroni o più schiavi e soggetti ai pochi colossi che hanno il controllo delle informazioni? Se la questione della trasformazione è posta in questi termini, come sfuggire all’eterna disputa fra il servo – la rete –, e il padrone, in cui il servo finisce sempre per avere più potere del padrone che ha bisogno di lui? Per non parlare dei paradossi a cui i lavoratori dei paesi digitalizzati si prevede vadano incontro: resi inutili dalle stesse macchine che avrebbero dovuto essere loro utili per sollevarli dal peso di lavori faticosi e ripetitivi.
La trasformazione in atto è innegabile, nessuno può frenarla con il pretesto delle possibili conseguenze negative né farne la panacea per la soluzione di tutti i problemi dell’umanità. È urgente invece un dibattito perché ciascuno trovi il modo, attraverso le nuove tecnologie, per valorizzare il patrimonio scientifico, tecnico, d’invenzione e di arte, specifico di ciascuna impresa, città, regione, paese, anziché pensare di dover lasciare il posto a “qualcosa che il genere umano non ha mai sperimentato in precedenza”, secondo l’annuncio del presidente del WEF.
Questo Forum sorge anche per rispondere alle esigenze degli imprenditori di cogliere le nuove opportunità di business, senza bisogno di “fare sistema”, di assimilare e mortificare le loro imprese per rispondere ai sempre più pressanti appelli di adeguamento a tutte le normative europee, nazionali e regionali basate su modelli industriali standard, assolutamente distanti da un tessuto economico costituito al 95 per cento da aziende medio-piccole.
Eredi delle botteghe del rinascimento, in cui la mano e il cervello non erano antitetici, le nostre imprese possono risultare anche scuole di vita per i milioni di persone che con la rivoluzione digitale dovranno inventarsi un nuovo lavoro. E l’imprenditore può divenire emblema della rivoluzione intellettuale che occorre in ciascun ambito della società in Italia e in Europa.